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Tre luoghi del Pollino da scoprire

04.11.25

a cura di

Quando si parla di Calabria, l'immaginario collettivo evoca subito le sue coste. Eppure, il vero cuore pulsante della regione, un territorio dove la storia millenaria e la natura più primordiale si incontrano, si nasconde tra le vette silenziose del Parco Nazionale del Pollino. Qui, incastonati tra cime e canyon, esistono tre luoghi che sfidano le definizioni: non semplici mete turistiche, ma enigmi geografici e scrigni di curiosità.

Cerchiara di Calabria: L'enigma della grotta e il Pane dei secoli

Cerchiara di Calabria è un punto di convergenza tra spiritualità e geologia. Il borgo, noto per il suo pane e celebrato come "Città del Pane" (un prodotto la cui fama travalica i confini regionali), è dominato dal Santuario di Santa Maria delle Armi. La sua architettura è una curiosità in sé: un complesso monastico del Quattrocento che sembra quasi sorgere dalla montagna, con parti letteralmente inglobate nella roccia viva del Monte Sellaro. Questo connubio tra opera umana e natura selvaggia è un chiaro segno di un passato in cui l'uomo ricercava il sacro nell'isolamento montano.

Ma è nel sottosuolo che si nasconde il mistero più affascinante: la Grotta delle Ninfe. Oltre a essere un centro termale naturale, le cui acque sulfuree a temperatura costante erano note già ai Greci, le leggende la identificano come l'antro della mitica ninfa Calipso. La curiosità qui non è solo la composizione chimica delle acque, ma l'eco dei miti antichi che ancora risuona in questo angolo del Sud Italia, collegando idealmente l'aspra montagna calabrese ai poemi omerici.

Civita: L'enigma del Ponte e la tradizione vivente della Comunità Arbëreshë

A poca distanza, si erge Civita, un paese che è una vera e propria capsula del tempo culturale. Civita è uno dei centri nevralgici della comunità arbëreshë, i discendenti degli esuli albanesi arrivati qui tra il XV e il XVIII secolo. La sua curiosità risiede nel mantenimento ostinato di una doppia identità: parlano ancora l'antico albanese e celebrano la liturgia secondo il rito bizantino, custodita con fervore nella Chiesa di Santa Maria Assunta.

E poi c'è l'elemento geografico, forse il più sensazionale: il borgo sorge a picco sulle Gole del Raganello, un canyon profondo e maestoso. A congiungere le due pareti del canyon c'è il celebre Ponte del Diavolo. La sua sola esistenza, un arco solitario sospeso sul torrente, sembra sfidare la gravità. Il nome non è casuale: è intriso della leggenda di un patto col Diavolo per la sua costruzione. Ma la vera curiosità è come l'ingegno umano – che, secondo la storia, beffò il diavolo con una pecora – sia riuscito, secolo dopo secolo, a ricostruire e preservare questa struttura cruciale in un ambiente così geologicamente instabile.

Morano Calabro: L'anfiteatro di pietra e i tesori nascosti

La configurazione urbana di Morano Calabro è talmente singolare da essere stata soprannominata il "Presepe del Pollino". Il borgo non si è sviluppato orizzontalmente, ma si arrampica in modo vertiginoso sulla collina, con le case che sembrano ammassate l'una sull'altra in un anfiteatro di pietra, culminante con le rovine del Castello Normanno-Svevo.

Ciò che incuriosisce di Morano è la ricchezza artistica celata tra i suoi vicoli. Questo piccolo centro è un insospettabile scrigno di capolavori rinascimentali e barocchi. All'interno della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, ad esempio, si può ammirare un quartetto marmoreo attribuito addirittura a Pietro Bernini, padre del più celebre Gian Lorenzo. Pensare che tali opere d'arte di risonanza nazionale siano conservate in un borgo così isolato e inospitale svela una storia di mecenatismo e fervore culturale che rende Morano un vero e proprio "museo segreto" del Sud.