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Le tradizioni della Commemorazione dei Defunti in Calabria e nel Mondo

28.10.25

a cura di

Il 2 novembre, giorno dedicato alla Commemorazione dei Defunti, rappresenta in tutta Italia un momento di profonda identità collettiva. In Calabria, come in molte altre regioni del Paese, questa ricorrenza conserva ancora oggi un patrimonio di riti, usanze e gesti popolari che affondano le radici in tempi lontani, quando il confine tra religione, tradizione e cultura contadina era sottile e permeabile.

In passato, in diversi paesi calabresi si credeva che nella notte tra l’1 e il 2 novembre le anime dei defunti facessero ritorno nelle case. Per questo motivo, molte famiglie lasciavano la tavola apparecchiata dopo la cena di Ognissanti, con pane, vino e acqua, come gesto di accoglienza verso i propri cari scomparsi. In alcuni centri montani, questa consuetudine era accompagnata dall’abitudine di lasciare un lume acceso tutta la notte, per “illuminare il cammino delle anime”.

Accanto ai riti religiosi, non mancavano le tradizioni culinarie. La cucina calabrese ha da sempre un ruolo centrale nelle festività, e anche in questa occasione il cibo diventa simbolo di continuità. Tra i dolci più diffusi spiccano le ‘nzudde (o susumelle), biscotti speziati al miele e cannella dalla forma ovale, preparati in grandi quantità nei giorni che precedono la festa. In alcune zone si prepara anche il cosiddetto pane dei morti, impastato con frutta secca, fichi e vino cotto, un alimento rituale legato all’idea di nutrire la memoria e la comunità.

In alcuni borghi dell’entroterra, la ricorrenza era segnata anche da piccole fiere e mercatini locali, dove si vendevano dolci, candele e oggetti votivi. I bambini ricevevano “i dolci dei morti”, un’usanza diffusa anche nel resto del Sud, come in Sicilia, dove si racconta che siano proprio “i morticieddi” a portare regali ai più piccoli. Queste consuetudini, pur variando da regione a regione, esprimevano lo stesso concetto: la trasmissione della memoria attraverso gesti concreti e condivisi.

La visita ai cimiteri è, da sempre, il momento centrale della giornata del 2 novembre. In Calabria, come altrove, si addobbano le tombe con fiori freschi e lumini votivi, in particolare con crisantemi, fiore simbolo della ricorrenza. Le chiese celebrano messe dedicate ai defunti e, in alcuni paesi, si organizzano processioni verso i camposanti, spesso accompagnate da suoni di campane e preghiere collettive.

Spostandosi fuori dai confini regionali, l’Italia offre una straordinaria varietà di tradizioni legate al culto dei defunti. In Puglia si preparano le “fave dei morti”, dolcetti alle mandorle di origine medievale; in Veneto e in parte dell’Emilia Romagna si lascia del pane sulla tavola per le anime che visitano la casa durante la notte; in Sardegna, soprattutto nel Nuorese, i bambini girano per le vie chiedendo dolci “in nome dei morti”, una tradizione che unisce il ricordo dei defunti all’aspetto comunitario della festa.

Anche al di fuori dell’Italia, la festa di Ognissanti e la commemorazione dei defunti assumono forme e significati diversi, ma accomunati dallo stesso intento: mantenere vivo il legame tra i vivi e i propri cari scomparsi. In Messico, ad esempio, il Día de los Muertos è una celebrazione colorata e gioiosa, in cui altari decorati, cibi tradizionali e fiori di cempasúchil rendono omaggio agli antenati. In molti paesi europei, come la Francia o la Polonia, il 1º e il 2 novembre sono giornate dedicate alla visita dei cimiteri e all’accensione di candele, simbolo di luce e memoria. Anche nelle Filippine, la ricorrenza si trasforma in un’occasione di ritrovo familiare presso le tombe, tra preghiere, musica e pasti condivisi. Queste tradizioni, pur nella loro varietà, testimoniano una dimensione universale: il desiderio umano di ricordare, onorare e celebrare la continuità tra passato e presente.

In Calabria, molte di queste consuetudini resistono ancora oggi, seppure in forma più discreta. La festa dei morti continua a essere un momento di rinnovamento culturale, in cui la popolazione locale rinnova i legami con il proprio territorio, tra riti religiosi e pratiche domestiche. Pur avendo perso in parte la sua dimensione rituale originaria, il 2 novembre rimane una data fortemente sentita, in cui la comunità si ritrova unita nel rispetto delle proprie radici.