
05.12.24
a cura di
Redazione
Naturalistico
Storico
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Il gigante buono calabrese
Pare sia il più alto e annoso platano orientale d’Italia, più grande del platano del Piccioni alle porte di Ascoli Piceno, più anziano del platano dei Cento Bersaglieri a Caprino Veronese e maggiore dei platani tetrasecolari di Roma.
Con la sua circonferenza (14,75 metri) e la sua altezza (31,5 metri), il Platano di Curinga, o Platano di Vrisi, dal nome della località in cui si trova, è testimone di storia, cultura e identità: quella calabrese.
I suoi enormi rami aggrovigliati si perdono verso l’alto in cerca del sole, invitando la fantasia dei visitatori a interpretarne le forme. Il suo respiro antico è palpabile: è lui a dettare il ritmo al resto della natura circostante, un bosco di pino nero.
Come un guardiano si affaccia sul mar Tirreno sporgendosi su un ruscello all’interno di una conca, ancorato su un piccolo poggio in pendio e con le radici in parte fuori terra.
Maestoso e ricco di fascino antico, la leggenda vuole che a piantarlo siano stati i monaci basiliani del monastero di Sant’Elia Vecchio, poco distante, nel IX secolo. In tutto l’Oriente, d’altra parte, il Platano veniva considerato un albero sacro, simbolo di Dio, e pertanto piantato vicino ai templi e alle fonti. Fu, probabilmente, il profumo di sacralità a proteggerlo nel tempo, dandogli la possibilità di crescere imponente.
Nel corso dei secoli ha accolto pellegrini e viandanti che si sono fermati a riposare nel suo ventre ombroso. Tra le cose che stupiscono di più appena giunti sul posto, oltre alle dimensioni, è proprio l'enorme cavità che vi è all'interno dell'albero, con un’apertura di oltre tre metri, capace di ospitare interi gruppi di persone in un clima di meditazione quasi mistico.
Al Platano sono stati attribuiti in passato diversi significati simbolici, tra questi l’idea della rigenerazione dovuta al cambiare, ogni anno, della corteccia che si distacca in placche irregolari, mentre la nuova superficie risulta liscia e priva di imperfezioni.
Tantissimi sono i miti e le leggende tramandate intorno a questa meravigliosa pianta. Pare che proprio il platano avesse nascosto nel suo tronco cavo il serpente dell’Eden, e per punizione la sua corteccia prese le caratteristiche della pelle dell’animale. I Romani sostenevano invece che questo albero tenesse lontano i pipistrelli, considerati volatili di malaugurio.
La pianta è presente anche nel mito di Ercole, il quale narra di come uccise l’Idra di Lerna, la seconda delle sette fatiche, proprio sotto un platano. Nella mitologia greca si racconta che fu scelto da Giove per festeggiare lo sposalizio con Giunone. Sembrerebbe inoltre che il filosofo Socrate e il fondatore della medicina Ippocrate impartissero le loro lezioni sotto un platano, citato persino nel preludio della guerra di Troia.
Molto altro ancora racconta la mitologia, conferendo a questo monumento naturale un alone di fascino e mistero che non passa certo inosservato.
Il gigante buono di Curinga ha stravinto nel 2020 il concorso “Italian Tree of the Year” e nel 2021 si è guadagnato il secondo posto al contest “European Tree of the Year”. Per evitare che un giorno possa non esistere più, l’associazione Patriarchi lo ha riprodotto da seme, conservandone in parte il patrimonio genetico.
Come arrivare al platano?
Il Platano si trova in uno dei boschi di Curinga (CZ), in località Corda. Per visitarlo bisogna imboccare la SP91 dal centro di Curinga, seguendo le indicazioni per l'Eremo di Sant'Elia, lasciare l'auto nello spazio antistante l'antico convento, portarsi dall'altra parte della strada provinciale, inserirsi in una piccola apertura nel Guard-Rail, costeggiare la protezione metallica per circa 20 metri, per arrivare al piccolo sentiero che a zigzag scende nel bel mezzo del bosco di conifere e che conduce proprio al cospetto del Platano Gigante (circa 400 metri, per un tempo di cammino di circa 5 minuti).